DI COSA SI TRATTA?

Il LCA, è uno dei più importanti stabilizzatori del ginocchio. L’entità ed il tipo di lesione, sono correlati all’intensità del trauma.

Nei traumi ad alta energia rotazionale la lesione del LCA è spesso associata a una o più lesioni periferiche (legamenti collaterali, menisco mediale o laterale).

E’ da sottolineare come tali lesioni, avvengano frequentemente anche in atleti professionisti di grande livello con grosse masse muscolari e adeguata preparazione fisico atletica.

SINTOMI

Quando la lesione del LCA è isolata (senza coinvolgimento di altre strutture tipo menischi o legamenti periferici), il paziente avverte una sensazione di un “qualcosa” che si è rotto o che è andato fuori posto accompagnato da un piccolo rumore di crack. Il dolore può essere minimo, ma immediatamente dopo, si ha la sensazione di instabilità e di impaccio motorio con limitazione articolare. Nelle ore successive, l’articolazione può gonfiarsi in maniera più o meno evidente.

La diagnosi viene fatta dallo specialista attraverso un esame clinico e ad uno studio di risonanza magnetica. Un legamento crociato rotto generalmente non ripara, e quindi spesso si ricorre alla ricostruzione chirurgica.

INTERVENTO CON TENDINE ROTULEO (BPTB)

Prevede il prelievo della parte centrale del tendine rotuleo con due pasticche ossee (una dalla tibia l’altra dalla rotula), della lunghezza di circa 10 cm e largo 10 mm. attraverso una incisione cutanea di circa 8 cm. Il neolegamento viene fissato attraverso un tunnel osseo effettuato nella tibia e nel femore con mezzi di fissazione bioriassorbibili.

INTERVENTO CON SEMITENDINOSO E GRACILE QUADRUPLICATO

I tendini dei muscoli gracile e semitendinoso provengono dalla regione posteriore della coscia e si portano anteriormente alla tibia inserendosi assieme al tendine del muscolo sartorio e andando a formare la cosiddetta zampa d’oca. Ognuno dei due tendini viene raddoppiato (tecnica personale), cosi’ che’ il neolegamento sara’ costituito da quattro fasci fissati al femore e alla tibia attraverso l’utilizzo di mezzi di ancoraggio in titanio o bioriassorbibili. Tale impianto, ha una resistenza sovrapponibile a quella del tendine rotuleo.

INTERVENTO CON ALLOGRAFT

Si tratta di utilizzare come neolegamento, materiale prelevato da soggetto defunto. Il neolegamento viene prima prefigerato, disidratato, e sottoposto a trattamento di sterilizzazione. Il concetto parte dalle problematiche dell’autotrapianto per cui attraverso l’utilizzo di parti anatomiche di un donatore deceduto, si possono evitare le problematiche del prelievo autologo. Si possono utilizzare trapianti provenienti da porzioni anatomiche come il tendine rotuleo, il tendine del tibiale posteriore, il tendine di achille, i tendini del semitendinoso e gracile. I vantaggi sono legati al fatto dell’eliminazione di tutti i problemi connessi con il prelievo autologo. Tale metodica trova maggiormente utilizzo nelle revisioni di legamenti già ricostruiti.

Di estrema importanza è il protocollo riabilitativo che inizia il giorno dopo l’intervento. Ogni chirurgo ha un proprio programma che determina in base al tipo di paziente e alla modalità di esecuzione tecnica con la quale è stato eseguito l’atto operatorio. La ripresa allo sport è stimata intorno al sesto mese.

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